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All’ultimo congresso mondiale di oncologia (ASCO) tenutosi a Chicago sono stati presentati i dati di uno studio internazionale di fase III POLO in cui si indagava l’efficacia di olaparib come terapia di mantenimento in pazienti affetti da adenocarcinoma duttale del pancreas metastatico con mutazione germinale del gene BRCA.
Si stima infatti che il 4%–7% dei tumori del pancreas presenti mutazioni in uno o entrambi i geni BRCA.
Olaparib è un inibitore della poli ADP-ribosio polimerasi con indicazioni approvate per il carcinoma mammario e il tumore dell’ovaio, che si assume per bocca.
La sperimentazione ha previsto l’arruolamento di 154 pazienti con tumore del pancreas BRCA+ sottoposti a ≥16 settimane di chemioterapia a base di platino come trattamento di prima linea.
I pazienti sono stati assegnati casualmente in rapporto 3:2 a olaparib (n=92) o placebo (n=62), continuando il trattamento fino a progressione o tossicità inaccettabile.
Olaparib ha ridotto del 47% il rischio di progressione della malattia o di decesso rispetto al placebo (HR: 0,53; P=0,0038).
La sopravvivenza libera da progressione mediana dei pazienti era maggiore con olaparib (7,4 rispetto a 3,8 mesi), indipendentemente dalla risposta al trattamento precedente.
A 2 anni, il doppio dei pazienti nel gruppo trattato con olaparib è rimasto libero da progressione rispetto al gruppo placebo (22% rispetto al 9,6%).
La durata della risposta è stata: olaparib 24,9 mesi verso placebo 3,7 mesi. Tutto questo a prezzo di una tossicità ritenuta accettabile.
Per quanto non siano ancora disponibili i dati di sopravvivenza, i risultati presentati sono di assoluto interesse e rappresentano un enorme passo avanti per la cura dei pazienti con tumore del pancreas metastatico.
Questa è infatti la prima terapia mirata, basata su un biomarcatore, che ha dimostrato efficacia in questa malattia.
Inoltre, la conoscenza che una mutazione della linea germinale influenzerà sia la terapia di prima linea che la terapia di mantenimento, poiché questi tumori sono molto più sensibili ai farmaci a base di platino, rende necessaria l’esecuzione del test per BRCA al momento della diagnosi per poter pianificare la migliore strategia terapeutica.
Ad oggi, venivano infatti sottoposti a test per BRCA solo pazienti con una anamnesi fortemente suggestiva per possibile familiarità per patologie neoplastiche; in particolare presenza in famiglia di altri soggetti con neoplasia pancreatica, mammaria o del distretto gastro-enterico.
Questo è infine il primo importante passo avanti verso la cronicizzazione della malattia in questo gruppo di pazienti.
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