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La giornata mondiale per la lotta contro il cancro è un momento di sensibilizzazione e di attenzione verso un argomento che ci coinvolge tutti come operatori sanitari, come cittadini e come uomini e donne che, purtroppo, si ammalano e necessitano delle cure migliori.
Senza proclami o eccessivi clamori possiamo sostenere che negli ultimi anni si è realizzata una vera e propria rivoluzione terapeutica: sempre meno chirurgia e sempre più terapia a target molecolare e immunoterapia.
Significa che stiamo imparando, grazie alla ricerca di base, traslazionale e clinica, a reagire all’aggressione del tumore con strategie sempre più efficaci perché fondate sulla conoscenza dei meccanismi che stanno alla base della trasformazione tumorale. Ma non basta, perché ci sono ancora troppe persone che non guariscono.
Le parole d’ordine sono quindi, ancora una volta, prevenzione e diagnosi precoce, perché evitare il problema o almeno identificarlo precocemente significa avere molte più probabilità di risolverlo in via definitiva. Ma non solo: sempre più importante sta diventando il concetto di approccio multidisciplinare alle cure.
Se del primo punto, grazie alla disponibilità di nuove tecnologie si parla e si è parlato molto anche in passato, la necessità di un approccio multidisciplinare che renda effettiva la sinergia fra le varie specialità è un concetto abbastanza nuovo e sicuramente vincente. Per sinergia si intende quella non solo tra chirurgo e oncologo o radioterapista, ma soprattutto tra questi specialisti ed i ricercatori di base, i patologi e i radiologici interventisti.
Il paradigma di successo di questo nuovo approccio è rappresentato dalla terapia del melanoma che è radicalmente cambiata negli ultimi anni grazie all’avvento dell’immunoterapia e della terapia a target molecolare, che garantiscono elevati tassi di risposte anche a lungo termine. La possibilità di anticipare le cure con questi nuovi farmaci ha dimostrato ancora maggiore beneficio quando il melanoma ad alto rischio di recidiva è stato chirurgicamente asportato (setting adiuvante) o quando il volume di malattia da curare è minimamente rappresentato (setting oligometastatico).
Il ruolo della terapia preoperatoria (setting neoadiuvante) deve ancora essere studiato in profondità, con l’obiettivo di incrementare le possibilità di ottenere risposte patologiche complete alla chirurgia aumentando il numero di pazienti operabili e potenzialmente guaribili. Con questo approccio è inoltre possibile studiare i meccanismi con cui si realizza la migliore risposta clinica, i meccanismi di sviluppo di resistenza primaria o secondaria e quindi di recidiva, attraverso un amplio spettro di ricerche di base e traslazionali su tessuto, sangue periferico, urine e feci raccolti prima, durante e dopo l’inizio delle cure.
Infatti, nonostante l’impatto sulla sopravvivenza, la risposta all’immunoterapia e alla terapia a target molecolare rimane variabile tra individui, in assenza di possibili parametri o biomarcatori atti a selezionare i pazienti con maggiori probabilità di ottenere una risposta o sviluppare una tossicità. L’esito di queste ricerche potrà avere un profondo impatto sulla conoscenza dei meccanismi che regolano la risposta immune permettendo l’identificazione di fattori prognostici che influenzano in modo significativo la patogenesi e l’evoluzione del melanoma, ma non solo, o di fattori predittivi adatti alla selezione dei pazienti più adatti a ricevere specifici trattamenti.
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