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Sulla riva dei mondi infiniti i bambini si radunano con danze e grida. Costruiscono castelli con la sabbia, giocano con conchiglie vuote. Con foglie secche intessono vele alle loro barche e, sorridendo, le fanno galleggiare sulla superficie del mare. I bambini fanno i loro giochi sulle rive dei mondi.
Secondo l’intuizione del poeta indiano questa traccia di poesia ci trasmette come nel mondo dei bambini ci sia spazio per la creatività, l’invenzione, la magia e il desiderio di costruire e giocare insieme.
Le esperienze che hanno favorito in noi adulti il contatto con i bambini stimolano a riflettere non solo sui loro bisogni, le difficoltà, le paure, ma anche sulle potenzialità che essi esprimono nel percorso di crescita, nell’ambito dei diversi contesti di aggregazione e di cura.
Lo sviluppo delle capacità intellettive, motorie e sociali del bambino si evolvono in modo spontaneo laddove gli venga lasciato lo spazio necessario per realizzare le esperienze che si sente pronto ad affrontare ed una base sicura e contenitiva in termini emotivi.
La struttura individuale della mente umana viene a costruirsi sulla base della qualità delle relazioni di cui ogni bambino ha potuto godere nella sua prima infanzia nella sua ricerca di un riferimento adulto. La mamma, parlando al suo piccolo, nel corso dei rituali di accudimento del corpo, spesso sottolinea con parole le azioni che sta compiendo, cerca di produrre suoni dotati di significato, nomina dettagli dell’ambiente che li ospita. Così facendo, offre al bambino un modello di rappresentazione e organizzazione di ciò che lo attiene e lo circonda, lo istruisce rispetto alla possibilità di comunicare in modi differenti, con i gesti e con la voce.
L’accompagnare con la parola le espressioni affettive, le coccole e i gesti della cura del bambino è una pratica legata alla necessità di rassicurarlo, alla possibilità di creare con lui un legame intimo ed individualizzato che restituisca famigliarità ad azioni che richiedono un contatto corporeo.
Oltre alle figure familiari, gli adulti che entrano in contatto con i bambini, siano educatori, insegnanti, psicologi, medici, possono contribuire a consolidare la loro fiducia nell’ambiente e la possibilità di realizzarsi nel percorso di crescita. Tanto più qualora essi siano attenti, esplorativi rispetto ai movimenti e alle espressioni dei bambini legate ai vissuti, alle esperienze del giorno e alle loro istanze di crescita nel corso dello sviluppo.
‘L’aver cura’ di un bambino si declina nella forma del prenderselo a cuore ed implica un forte investimento personale sia sul piano del pensiero che emotivo.
Quando si rende necessaria l’osservazione clinica di un bambino, l’adulto osservatore è tenuto all’ascolto e al rispetto dei suoi bisogni, tenendo conto che l’attenzione per lui è sempre abbinata non solo al suo benessere ma anche a quello dei suoi genitori. In tal senso, prendersi cura di un bambino facilmente si declina nella forma del prendersi a cuore un ‘sistema familiare’ che si è strutturato sulla qualità delle relazioni interpersonali nel corso della sua crescita.
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