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Dal sondaggio effettuato dall’Osservatorio Nazionale Adolescenza risulta che il 36% dei ragazzi tra i 14 e i 19 anni gioca circa 1.5 ora al giorno e l’11% gioca 3/6 ore al giorno, mentre il 50% dei ragazzi tra gli 11 e i 13 anni gioca circa 1.5 ora al giorno, il 15% gioca 3/6 ore al giorno e il 4% gioca più di 7 ore al giorno.
Inoltre il 44% dei ragazzi tra gli 11 e i 13 anni gioca connesso in rete, il che aumenta il rischio di adescamento dei minori nei giochi online. Risulta che nella maggior parte dei casi né i minori né gli adulti sia informati sulle modalità di adescamento online e questo crea un ulteriore pericolo.
Non esistono studi recenti che dimostrano quali tipologie di bambini o adolescenti siano più a rischio a diventare dipendenti da videogiochi, ma sicuramente alcuni ragazzi sono più soggetti, come ad esempio minori con difficoltà di socializzazione, bambini con tendenza all’iperattività e agitazione o bambini che presentano disturbi d’ansia o stati depressivi.
I maschi sono più inclini al gioco d’azzardo, alle scommesse e al binge watching ovvero “abbuffate” di serie in streaming e di video su Youtube. Queste condizioni possono favorire una dipendenza multipla.
In realtà, tutti i minori ai quali piace molto videogiocare e che si trovano nelle condizioni di poterlo fare, ai quali cioè i genitori non danno dei limiti, possono essere predisposti a diventare dipendenti dai videogiochi.
Si parla di disagio quando c’è un abuso dei giochi elettronici ovvero quando i minori giocano ai videogiochi in modo continuo, sistematico per gran parte della giornata, sostituendo così ogni altra attività quotidiana.
I bambini e ragazzi tendono ad isolarsi dal resto del mondo, dalle relazioni e si chiudono in se stessi. Il mondo virtuale diventa una modalità per fuggire dalla quotidianità, dalle preoccupazioni e dalle frustrazioni.
Per diagnosticare la dipendenza di videogiochi non si valuta solo il numero di ore trascorse davanti allo schermo, ma una serie di cambiamenti che sconvolgono la quotidianità, l’umore e i comportamenti dei bambini e ragazzi.
Studi recenti hanno stabilito che la dipendenza da videogiochi è causata dallo stesso meccanismo cerebrale di quello legato alla dipendenza da alcool o cannabis.
Se il cervello viene continuamente sottoposto a stimoli positivi, il divertimento diventa dipendente. Se questi stimoli positivi vengono ripetuti frequentemente, si va a creare una “memoria” cerebrale legata a quello stato di piacere. Ciò porta i minori a ricercare con maggior frequenza quella sensazione di benessere. Quando però viene a mancare questo tipo di piacere, il soggetto inizia a stare male (si parla di dipendenza) e per ricrearlo gli occorrono dosi sempre maggiori di videogiochi che portano all’assuefazione e alla ricerca di nuovi giochi sempre più emozionanti, intensi o più violenti.
I principali segnali che fanno pensare alla dipendenza da videogiochi sono:
I videogiochi presentano degli aspetti positivi come, ad esempio, modalità di svago, aumento della concentrazione e della capacità di coordinamento, maggiore reattività agli stimoli e, quindi, possono influenzare in modo positivo lo sviluppo cognitivo del giovane utente. Tuttavia se i videogiochi non vengono selezionati secondo alcuni criteri come ad esempio la violenza presente nei giochi e, soprattutto, se non vengono utilizzati in modo moderato, allora possono presentarsi degli indicatori di rischio derivanti da un uso problematico come, a titolo esemplificativo, difficoltà a gestire l’autocontrollo del tempo dedicato al gioco, comportamento aggressivo, isolamento sociale, cambiamento umorale e scarso rendimento scolastico.
Per questo motivo è necessario che i genitori prendono consapevolezza dell’importanza e delle implicazioni che può assumere l’utilizzo dei videogiochi nello sviluppo e nell’organizzazione dei processi mentali dei loro figli. Grazie a questa maggiore consapevolezza sarà possibile prevenire i disagi intra e interpersonali che possono emergere da parte delle loro prole, all’interno dell’ambito famigliare e scolastico.
Compito dei genitori è di favorire il dialogo con i propri figli al fine di stimolare un atteggiamento critico nei confronti dei videogiochi, partendo dall’esperienza cognitiva ed emotiva che i ragazzi vivono mentre giocano. Di conseguenza sarà possibile elaborare insieme ai propri figli delle strategie per poter gestire i videogiochi e non farsi gestire dai videogiochi.
I genitori hanno il compito di spiegare con chiarezza al minore cos’è la dipendenza da videogiochi e cosa può comportare.
I bambini e i ragazzi non sono capaci di regolarsi da soli quindi sono i genitori a dover stabilire un limiti di tempo per i videogiochi che dovrebbe essere al massimo di 2 ore al giorno. In queste due ore andrebbero conteggiati anche eventuali altre attività che tengono incollate i bambini allo schermo quali computer, smartphone, internet etc. I videogiochi non andrebbero utilizzati ogni giorno poiché non devono diventare un’abitudine o, peggio ancora, una necessità. Imporre dei giorni di “astinenza totale” dal mondo digitale a favore delle attività all’aperto può solo che portare benessere.
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La dott.ssa Var è esperta nell’attività clinica di psicoterapia con bambini, adolescenti, adulti, coppie e famiglie, ponendo maggiore attenzione al “cosa” e al “come” di un’azione o di un comportamento, con lo scopo di fornire al paziente la consapevolezza del “come” e degli strumenti concreti al fine di migliorare il suo benessere psicofisico.
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