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Tumore della Tiroide

dr.ssa Aurora Mirabile oncologo Milano

a cura della dr.ssa Aurora Mirabile
Medico Oncologo Specialista in Tumore della tiroide

Cos'è il cancro della tiroide

cancro alla tiroide

È un tumore che si può sviluppare a carico di varie microstrutture della tiroide e, in base a ciò, dare in ordine di frequenza:

tumore differenziato (papillare e follicolare)

tumore midollare

tumore anaplastico (indifferenziato).

Quali sono i sintomi del tumore della tiroide

I disturbi provocati da un tumore della tiroide sono i seguenti. Se entro due settimane questi sintomi non regrediscono, è necessario consultare il medico.

  • Tumefazione al collo
  • Dolore al collo
  • Voce rauca (disfonia)
  • Sensazione di “corpo estraneo” alla gola
  • In più per i tumori midollari può esserci anche diarrea e vampate di calore al volto (flashing).

Diagnosi del tumore della tiroide

carcinoma papillare tiroideo

Tumore differenziato
Frequentemente, per il tumore differenziato, la diagnosi è casuale: in seguito ad esami radiologici eseguiti per altre problematiche o controlli.

Nei pazienti sottoposti a irradiazione al collo, con familiarità per neoplasia tiroidea, con presenza di noduli tiroidei in rapida crescita, o fissi e duri, o in caso di comparsa di linfonodi sospetti al collo, è raccomandato eseguire un’ecografia di approfondimento in modo da discriminare i noduli in cui è necessario eseguire un ago aspirato da quelli non sospetti.

Solo in casi particolari, ove dall’ecografia si sospetti un’estensione extracapsulare o il coinvolgimento del mediastino, si può integrare la diagnostica radiologica con TAC (tomografia assiale computerizzata) del collo o ad una RM (risonanza magnetica) con mezzo di contrasto.

Tumore midollare
Per quanto riguarda il tumore midollare la situazione è differente:

In 1 caso ogni 2 vi è il coinvolgimento dei linfonodi del collo che possono costituire anche il primo segnale di malattia e in 1/5 dei casi si trovano anche metastasi al fegato, polmone e osso.

Il dosaggio della calcitonina sierica è uno degli esami di screening per carcinoma midollare della tiroide, come pure il CEA (antigene carcino-embrionario) che va dosato insieme alla calcitonina.

L’ecografia, associata a agobiospia in caso di sospetto, è l’esame diagnostico di riferimento seguito da indagini di secondo livello come TAC e RMN con la stessa valenza dei tumori differenziati.

La PET con glucosio radiomarcato (FDG) è invece solitamente poco sensibile, mentre potrebbe essere più indicativa quella con Gallio 68.

Inoltre, in tutti i pazienti affetti da carcinoma midollare della tiroide è necessario eseguire la ricerca della mutazione del gene RET, indicatrice di una trasmissione familiare e dunque di un rischio aumentato di sviluppare il tumore midollare della tiroide. Infatti, nel caso di presenza di mutazione si dovrà analizzare anche i familiari del paziente.

ecografia alla tiroide

Tumore anaplastico

Il tumore anaplastico della tiroide è il più aggressivo: nell’80% dei casi si presenta come malattia localmente avanzata con il coinvolgimento dei linfonodi del collo e il 50% ha già metastasi al polmone, alle ossa o al cervello fin dalla diagnosi che avviene come per i tumori differenziati, con aggiunta della PET con FDG per meglio caratterizzare la malattia metastatica. 

Inoltre, un esame laringoscopico o panendoscopico approfondito permette di valutare lo spazio respiratorio e il coinvolgimento delle strutture del collo deputate alla respirazione e all’alimentazione.

Test genetico per il tumore della tiroide

Solo di alcuni dei tumori della testa e del collo conosciamo le alterazioni genetiche che ne costituiscono la concausa.

La mutazione di p53 nei tumori del cavo orale, l’iperespressione dei recettori per androgeni e/o di Her2 nei tumori delle ghiandole salivari o la mutazione di BRAF RET e RAS nei tumori tiroidei sono quelle più studiate, tuttavia sta diventando sempre più urgente la necessità di un profilo genetico personalizzato per individuare le mutazioni specifiche alla base di questi tumori.

Terapia del cancro della tiroide

Gli approcci terapeutici per la cura del tumore della tiroide possono essere:

Chirurgia
– Terapia radiometabolica (solo nei differenziati)
– Terapia ormonale
– Radioterapia
– Terapia biologica
– Chemioterapia

Tumori differenziati
La decisione per i tumori differenziati viene presa prima di tutto in base ai livelli di rischio:

* Basso rischio:
– Metastasi assenti
– Assenza di residui tumorali
– Tumore non invasivo e no aggressivo

* Rischio intermedio:
– Presenza di invasione dei tessuti intorno alla tiroide
– Coinvolgimento dei linfonodi del collo
– Captazione dello iodio da parte di tessuti al di fuori di quello tiroideo dopo il primo trattamento radiometabolico.

* Rischio elevato:
– Tumore invasivo
– Tumore non eliminato completamente dalla chirurgia
– Presenza di metastasi
– Valori alti di tireoglobulina oppure in aumento veloce

Se il tumore è ancora piccolo (<4cm) e localizzato (linfonodi negativi) viene asportato mediante chirurgia che può prevedere l’asportazione totale (tiroidectomia totale) o parziale (emitiroidectomia) della tiroide (Basso rischio). In caso di fattori di rischio come l’extracapsularità o il coinvolgimento linfonodale l’asportazione dovrà essere totale (Alto rischio), associata all’asportazione dei linfonodi del collo (linfoadenectomia). La terapia adiuvante (dopo chirurgia) con radioiodio (terapia radiometabolica) viene presa in considerazione nei tumori differenziati della tiroide (papillare e follicolare) in presenza di:

 – Tumore > 1 cm o di tipo aggressivo
– Tumori > 4 cm
– Estensione extratiroidea
– Localizzazioni linfonodali (pN+); nelle forme istologiche aggressive
In caso di tumori

In ogni caso l’avvio della terapia ormonale con TSH ricombinante a dosi tali da mantenere il TSH al limite inferiore del range di normalità, è sempre raccomandato per ridurre il rischio di recidive.

Se, dopo l’intervento chirurgico e la terapia radiometabolica vi fosse una ricaduta della malattia (recidiva) o l’evidenza di una persistenza, andrà valutata la possibilità di un nuovo intervento chirurgico e in caso contrario si potrà programmare un trattamento di radioterapia a fasci esterni, anche se in malattie a lenta crescita, molto localizzate e piccole (<3cm) in pazienti a basso rischio si può inizialmente procedere con uno stretto controllo e intervenire solo in un secondo momento.

Se, invece, la malattia si presenta in uno stadio avanzato, che coinvolge altri organi (metastatica) l’obbiettivo non potrà più essere la guarigione ma sarà la cronicizzazione della malattia mediante: terapia radiometabolica previa esecuzione di scintigrafia per verificare la sensibilità allo iodio.

In caso di malattie resistenti allo iodio e in progressione alla terapia radiometabolica è indicato, invece, l’avvio di terapie biologiche con inibitori delle tirosinkinasi (TKI) Es. Sorafenib e Lenvatinib.

In caso di progressione alla terapia biologica, in pazienti che mantengono delle buone condizioni generali, si prevede l’avvio di chemioterapia generalmente con adriamicina 60 mg/m2 ogni 3 settimane fino ad un massimo di 459mg/m2 totali per evitare gli effetti collaterali sul cuore. Successivamente si potrebbe valutare un trattamento con taxolo o taxotere anche se i dati a favore di questi farmaci ad oggi sono ancora insufficienti.

Tumori midollari
Per i tumori midollari, visti gli scarsi risultati delle terapie mediche, radiometaboliche e della radioterapia, la chirurgia è l’unica terapia veramente efficace, e comprende sia la tiroide (tiroidectomia totale) che eventualmente l’asportazione dei linfonodi del collo. La terapia ormonale sostitutiva con levotiroxina va avviata 4-6 settimane dopo tiroidectomia totale.

Anche per questi tipi di tumore in caso di recidiva la chirurgia è la scelta principale, ma, se non fosse fattibile, la scelta sarà di radioterapia a fasci esterni come pure in caso di fattori di rischio quali: malattia che ha coinvolto i tessuti al di fuori della tiroide, malattia estesa al mediastino, malattia residua dopo chirurgia. Mentre la radioterapia andrà considerata per malattia che coinvolge estesamente i linfonodi e in presenza di extracapsularità (la malattia si estende dai linfonodi ai tessuti circostanti).

Nel caso di malattia metastatica la terapia biologica con farmaci che bloccano la crescita dei vasi sanguigni (antiangiogenetici) è la scelta principale coadiuvata da trattamenti locali sintomatici o mirati a trattare singole metastasi.

I farmaci che oggi abbiamo a disposizione sono 2 inibitori tirosinchinasici: Vandetanib e Cabozantinib. Successivamente la chemioterapia con adriamicina associata o meno a cisplatino oppure dacarbazina associata o meno a 5-fluorouracile è il trattamento di scelta.

Tumori anaplastici
Per il tumore anaplastico il trattamento di prima scelta è la chirurgia (tiroidectomia totale) con asportazione dei linfonodi del collo (linfoadenectomia) eventualmente preceduto da radioterapia a fasci esterni o chemioterapia concomitante a radioterapia, là dove possibile, per ridurre la massa tumorale oppure seguito dagli stessi (entro 3 settimane dall’intervento) per aumentare il controllo di malattia locale e linfonodale (locoregionale).

Il trattamento di chemioterapia associato a radioterapia è invece la scelta migliore per il trattamento di tumori non operabili.

I farmaci chemioterapici più frequentemente utilizzati per il trattamento della malattia metastatica sono i taxani (taxolo/taxotere), i platinanti (cisplatino/carboplatino) e l’adriamicina, da soli o ancor più efficacemente in combinazione.

Fattori di rischio per il tumore della tiroide

Il principale fattore di rischio per i tumori differenziati e anche l’unico per cui è dimostrata una diretta correlazione è l’esposizione a radiazioni ionizzanti per scopi medici, lavorativi, di guerra etc.

I fattori predisponenti all’insorgenza di questi tumori, invece, sono:

– Insufficiente introito di iodio
– Tiroidite autoimmune
– Gozzo multinodulare o uninodulare
– Obesità
– Familiarità per tumore della tiroide

Per il tumore midollare l’unico fattore di rischio è l’ereditarietà, mentre per l’anaplastico il fattore di rischio è il gozzo endemico o la presenza di tumore differenziato magari non curato e che successivamente si modifica nella forma più aggressiva e indifferenziata.

Casistica del tumore della tiroide

Il tumore della tiroide differenziato è la 4° neoplasia più frequente nelle donne e la 5° nell’uomo, con un’incidenza di 11 casi/100.000 l’anno per le donne e 4,7/100.000 l’anno.

Il tumore midollare è un tumore raro, con una frequenza di 1 caso/10.000 abitanti all’anno, equivalente tra maschi e femmine, è ereditario nel 25% dei casi talvolta associato anche a vere e proprie sindromi genetiche (MEN).

Ancor più raro è il tumore anaplastico della tiroide, con un’incidenza in Europa di 0.17/100.000 abitanti. Più frequente oltre i 60 anni, il sesso femminile è il più colpito.

Siti di informazione sul tumore della tiroide

Tumoredellatiroide.it
Sito dedicato interamente al tumore della tiroide con approfondimenti sulla diagnosi, sulle terapie oncologiche, sugli effetti collaterali dei farmaci antitumorali, sugli interventi chirurgici.

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