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a cura del dr. Enrico Maria Greco
Medico Cardiologo Specialista
Sono disturbi del ritmo cardiaco o della frequenza cardiaca, ovvero del numero di battiti al minuto. In condizioni fisiologiche i miociti, le cellule del cuore che generano e diffondono gli impulsi elettrici, prima in atrio e poi in ventricolo, inducono una contrazione coordinata e regolare del muscolo cardiaco, di 50-80 battiti al minuto, a riposo.
Quando si verificano alterazioni nella formazione o nella conduzione (diffusione) degli impulsi elettrici, si sviluppano le aritmie, il cuore può battere velocemente (tachicardia), o troppo lentamente (bradicardia), oppure con un ritmo irregolare (fibrillazione atriale).
La gravità di un’aritmia varia a seconda della parte del cuore ove essa si sviluppa (atri o ventricoli) o che risulta essere coinvolta.
Possono essere presenti fin dalla nascita (aritmie congenite, spesso ereditarie, familiari e improvvisamente evidenti, soprattutto nella adolescenza o età matura) o si possono sviluppare nell’arco della vita per condizioni di forte stress, abuso di alcol e droghe, fumo di sigaretta, eccessiva assunzione di caffeina o di energy drink, assunzione di particolari farmaci o alterazioni ormonali, a causa dei fattori di rischio cardiovascolare già descritti.
Tra i sintomi principali dell’aritmia ricordiamo:
– palpitazioni,
– battito irregolare o rallentato,
– mancanza di respiro,
– affaticamento,
– dolore al petto,
– ansia,
– debolezza,
– vertigini,
– capogiri.
La diagnosi viene eseguita mediante la misurazione del polso, l’elettrocardiogramma e l’elettrocardiogramma dinamico secondo Holter.
La terapia può essere di tipo farmacologico o strumentale.
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